La rivincita del cattivo: “Fernando Alonso” secondo Masamasa
La domenica vedevamo la corsa di Formula 1 in famiglia e Fernando Alonso era quello cattivo, quello che batteva la macchina rossa. Tutti si arrabbiavano ma io non potevo che provare fascino per lui.
Le parole sono di Masamasa, ed esplicano (almeno parzialmente) perché ha deciso di intitolare il suo disco d’esordio ad un campione delle corse automobilistiche che alla fine, come nel più canonico coup de théâtre, con la macchina rossa ci ha anche gareggiato. Dopo circa due anni di silenzio coincisi con cambiamenti ed evoluzioni personali, l’artista casertano torna a farsi sentire riversando il suo vissuto in “Fernando Alonso”. Il long play è stato pubblicato per il collettivo SEI LA MIA VITA, di cui fa parte insieme a Barracano ed il producer simoo.
“Fernando Alonso” – La recensione
Dieci tracce, parzialmente disvelate attraverso la release di quattro singoli, segnate da una fluidità che vede l’MC spaziare con piena padronanza tra strumentali dai toni più leggeri e cose pese, parafrasando Maiole che ha collaborato alla produzione dell’album. Un ascolto bipolare spinto all’estremo in episodi come “Devi morire”, pezzo con una cazzimma tutta campana ed una linea di chitarra elettrica che sconfina nel blues-rock. Di contraltare, si sconfina nell’intimismo di “Timidezza”, dove sono sempre presenti sei corde ma in versione nettamente più acustica.
In mezzo, un campo minato di suoni analogico-digitali, emozioni e timori comuni a più di una generazione: la necessità di amare e sentirsi amato, la matta voglia di farcela (magari con questa cosa della musica) ed il desiderio di andare via. Una sostenibile pesantezza, null’altro che lo specchio del vivere quotidiano. Masamasa ne è ambasciatore, sempre con il suo stile verbale poco avvezzo ai compromessi, sciorinando anche un dissing ad una nota marca di caffè nella già citata “Timidezza”.
Ma c’è molto di più: la voglia di raccontare (e raccontarsi) senza allineare necessariamente le proprie storie ai crismi del conscious, ed una sana voglia di dimostrare come accettare le proprie imperfezioni ed i propri errori sia il più grande regalo che ognuno possa farsi.
Probabilmente è proprio in queste riflessioni il nucleo pulsante di “Fernando Alonso”: è un disco che fila via alternando con sapienza i momenti ed i saliscendi che un long play deve necessariamente approcciare, inoltre è organico ma allo stesso tempo non presenta fronzoli gratuiti sul piano musicale.
Alla fine, i cattivi sono più veri dei buoni. Sono più umani, quindi ci piacciono di più.
Che bella chiusura di disco “Non lo farei mai”. Cala il sipario e Masamasa esce di scena in gran carriera, congedandosi da una performance discografica sentita ma scevra da teatralismi gratuiti. Una prova di maturità davvero incoraggiante.
Siamo una generazione di piloti pieni di talento, ma senza un’auto valida; come succedeva a Fernando Alonso, ma la situazione cambierà. Io sono pronto a correre.