Ricorderai Le sere al porto: Respirare Su di me L’ultima sigaretta, Come un’onda Rosa.
Già solo rimescolando i titoli delle canzoni contenute nell’ultimo lavoro di Lucia Manca intuiamo la delicata poesia che fa da sostrato all’intero album. Attese vol.2 – uscito lo scorso 12 novembre per Factory Flaws/peermusic ITALY – è un’impattante raccolta di ciò che proprio la parola “attesa” descrive e significa all’interno delle nostre esistenze.
Attendere, ovvero tendere a qualcosa o a qualcuno.
Attendere un ricordo o anticipare con la mente una proiezione del futuro. L’attesa così intesa implica sempre una speranza. Che quel qualcosa finalmente arrivi, oppure che ritorni, dopo essersene andato via. Ma le attese che canta qui Lucia Manca sono prive del corollario che a volte, ingenuamente, appiccichiamo loro addosso. Quell’aspettativa bloccante che trasforma l’attesa in un desiderio ossessivo. Non sempre, infatti, attendere significa conoscere già ciò a cui si tende: e, in questo caso, Lucia Manca ci canta sì l’attesa, eliminandone però l’aspettativa. Sono attese libere, fugaci e ventose le sue. Come la voce di quest’artista salentina, vivida e travagliata, rugosa e morbida al tempo stesso.
Seguendo la falsariga della tracklist poetica proposta in apertura a questo mio articolo, Ricorderai ci riempie subito le orecchie con un sound totalmente imbevuto di atmosfere anni Sessanta. Una sola lettera, in fondo, ne separa il titolo dall’intramontabile Ritornerai di Bruno Lauzi, cui l’attacco di questo brano fa decisamente riferimento – e di cui è certo tributo.
“Ci stringiamo tanto da doverci bloccare per non precipitare nei ricordi, ma la nostra mente è sempre lì, immersa in ciò che abbiamo già vissuto. Ricorderai è una canzone volutamente evocativa, un modo per esorcizzare il mio essere instancabilmente nostalgica verso un certo immaginario musicale” ha dichiarato Lucia.
Ecco qui svelato il sentimento centrale di tutta l’estetica musicale della Manca: la nostalgia.
E proprio ne Le sere al porto, tale sentimento si fa più palpabile e concreto. Una ballad ancestrale e al tempo stesso ricercata, che proprio grazie ai sintetizzatori si discosta quanto basta dalle atmosfere vintage di Ricorderai, per darci la netta impressione di guardare da lontano mondi che non ci appartengono e che forse mai ci sono davvero appartenuti.
E qual è, in fondo, lo strumento più nostalgico e malinconico che ci sia? Il sax, decisamente. Respirare sembra allora scritta apposta per le note di questo fiato, che a sua volta emana profumo di salsedine, come l’acqua salmastra del mare prima di un tuffo. Un canzone che si configura come quel lungo respiro che prendiamo prima di buttarci, nel vuoto dell’aria e nella densità del mare, dove tutto sembra rarefatto, sintetizzatori compresi.
Proprio grazie ai sintetizzatori, Lucia Manca è riuscita a far dialogare da una canzone all’altra sapori anni Sessanta e altri decisamente più Eighties. Di atmosfere anni Ottanta, Su di me e L’ultima sigaretta ne sono gli esempi più lampanti. Breve allora il passo che da Bruno Lauzi ci porta al Battiato del post-sperimentazione, quando l’elettronica più spinta si mischiava a sonorità pop, senza perdere la propria intrinseca vena poetica.
In modi del tutto simili, questo album ci abbraccia e ci avvolge, proprio Come un’onda.
“Sai la libertà è come un’onda / La vedi mentre arriva e quando se ne va / E la verità è come un’ombra / Ti sfugge all’improvviso e ti ritrovi qua”
Libertà e verità fanno dunque da sfondo alle nostre attese.
Due bisogni ineliminabili che aspettiamo e dai quali desideriamo farci travolgere, al di là delle nostre malinconie più palesi e delle nostre nostalgie più recondite.
Libertà e verità sono pure e accecanti, come il bianco di un sole pallido che illumina la domenica mattina di un inverno pieno di neve. Malinconia e nostalgia raccolgono invece attorno a sé tutto l’amore ricevuto, donato e perduto: e, come quell’amore, sono rosse. Rosa è allora il brano che di tutti questi stimoli – e dell’intero album – fa sintesi perfetta. Bianco e rosso si compenetrano, offrendoci la tenerezza speranzosa di Attese calme, perché finalmente pacificate con ogni perdita.
In copertina: Lucia Manca, foto di Martina Loiola
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, ho spaziato nell'incredibile mondo del lavoro precario per alcuni anni: da commessa di libreria a maestra elementare, passando per il magico impiego di segretaria presso un'agenzia di voli in parapendio (sport che ho pure praticato, fino alla rottura del crociato). Ora scrivo a tempo pieno, ma anche a tempo perso.