Colapesce e Dimartino in “Lux Eterna Beach” scherzano coi tempi
Ci ritroviamo, probabilmente, nel mese che più di tutti è pregno di musica leggerissima.
Fra annunci in prima serata al TG che scaldano l’atmosfera con vista su Sanremo 2024, collaborazioni che in egual misura sorprendono e confondono, release talmente inaspettate da finire sold out all’istante e concerti (anche loro sempre inclini al tutto esaurito), dicembre risuona tante note; con Mariah Carey e le strenne natalizie sempre in prima linea.
Tirarsene fuori è impossibile. Tuttavia, si può fare un passo indietro per dare luce (di quella che sfiora di taglio, senza dubbio) a un disco che del tempo (e del suo senso di finitezza) se ne frega abbastanza.
Eloquente già dal nome: “LUX ETERNA BEACH”, secondo album che il sodalizio siculo COLAPESCEDIMARTINO firma insieme; a licenziarlo è Numero Uno, etichetta storica oggi appartenente al gruppo Sony.
Un disco progettato così o venuto fuori nel corso dei mesi?
Undici tracce per una proposta discografica che chiude il cerchio attorno alla stagione creativa sviluppata per tutto il 2023. Trova posto nella tracklist l’intera produzione post-I Mortali e prima volta sanremese. Da “Cose da pazzi” (realizzata nel contesto della serie The Bad Guy) fino al contro-singolo estivo “Considera”, passando per “Splash”, resta un sentore che questo long play sia nato in itinere, invece di trattarsi di una progettualità già finita (e definita) in principio. Probabilmente, col passare delle settimane ci prendi gusto e, all’ascolto, si nota come Antonio e Lorenzo abbiano profuso tanto delle loro indiscutibili qualità artistiche.
Qualcosa come “La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo” non la vedi arrivare, colpisce forte e conforta, ricordandoti come nella musica ci sia ancora qualcosa da dire. E poi, esistenzialismo e sottile (neanche troppo) critica sociale nelle successive “Sesso e architettura” e “Ragazzo di destra”; con i singoli già ampiamente promossi nei mesi scorsi a inframezzarsi fra le nuove tracce che da qualche settimana hanno preso a circolare.
Saliscendi emotivi su ritmiche mai inclini a far allentare il filo della tensione, fino a quando arriva la voce incandescente di Ivan Graziani: sale e spazza via meme, polemiche e commenti; se ne frega del tempo (e del suo senso di finitezza, parte 2) per una featuring che travalica vita, morte e decenni. Ultimo coup de theatre prima di un ragionevole congedo strumentale, “Neanche con Dio”: se una canzone del genere lascia indifferenti significa che bisogna fare un controllino urgente alle emozioni.
Qualcosa, dopo l’ascolto, è destinato a rimanere
Poi sopraggiunge il silenzio, passano i giorni, clicchi di nuovo play e il viaggio riparte: saliscendi emotivi, il tempo che passa ma che alla fine resta immutato, e le canzoni che ti convincono, che ti fanno compagnia e danno enfasi ai momenti della tua vita. Eternità, senso del tempo diluito ed espanso, se vogliamo volare basso. Dopo un disco come “I Mortali”, che ti scuoteva le budella dall’inizio alla fine, e tanta musica leggerissima, non era scontato percorrere il sentiero di “LUX ETERNA BEACH”: più che mettere a confronto i due dischi, si tratta di constatare come una certa urgenza, un modus operandi molto chiaro e preciso di fare musica non sia mutato; probabilmente, come reazione al presente, è diventato ancor più ortodosso, squisitamente vero e trasparente.
Non servono le giacche anni ’70 per legittimare il cantautore, anche se forse le platee più generaliste non la pensano così.
Ieri e oggi, con l’incertezza del domani
Il futuro? Chissà. L’artwork di copertina, scattato al GAL Hassin di Isnello, lancia un segnale; sta a noi coglierlo e sta a Lorenzo Urciullo e Antonio Dimartino confermarlo o smentirlo.
Nel frattempo, let the music play. A prescindere da dicembre (e il suo buio alle sette di sera, cit.) c’è un disco che sorride nel prendersi gioco del tempo, e dei tempi.