Evolvere l’elettronica in un manifesto pop: le “Cose Pese” di Maiole
La vita e la carriera di Maiole si intrecciano in una cosa sola, il risultato sono le sue canzoni, che vengono disvelate integralmente nel disco “Cose Pese” (Malinka Sound / Peermusic Italia).
Nel corso del 2018, stagione dopo stagione, c’era già stato modo di scoprire come suonava il seguito di “Music For Europe”, disco d’esordio datato 2017, e se con “Tinder”, “Crescendo”, “Cose Pese” e “Sicuro di me” l’idea stava prendendo forma, abbinandoci l’ascolto dei restanti sei inediti il riscontro può rivelarsi più che positivo.
“Certo che mi piaci ma non ho grosse pretese, penso solo cose pese” (Cose Pese)
Più che positivo perché Maiole insinua il suo cantato nelle trame funk. Piano rhodes e accordi pieni di chitarra si fondono perfettamente con i testi che parlano di vita quotidiana, di dipendenze che Marco non ha e tecnologia spicciola. Una bella evoluzione quando i tuoi riferimenti principali sono riconducibili a campi electro ed artisti del calibro di Tycho, !!! (Chk chk chk) e Slow Magic. Allo stato attuale la musica dell’artista campano trova maggiori similitudini in gente che fa musica meno mixata e più suonata, come il Ghemon post-OrchiDEE.
“Un solo superlike e poi a destra e sinistra” (Tinder)
Del più recente trascorso di Maiole restano i tropicalismi ed elementi africani ben amalgamati in una sostanza easy-listening: la mezz’ora d’ascolto, pulita e discreta, rende le canzoni lontane, almeno nella forma, dalle cose pese.
Questo manifesto pop ha idee chiare: ogni singolo fattore in campo musicale è smontato, analizzato e ricostruito per rinnovare la canzone d’autore. La forza degli ascolti eterogenei sta tutta nel rendere un prodotto ben definito lontano da qualsivoglia forma di stereotipo.
“Ho tanti dischi ma io non faccio il DJ” (Blue Ray)