Marco Castello è la profonda leggerezza di cui abbiamo bisogno
Ogni volta in cui un bell’album viene al mondo, ci sono molte cose da dover raccontare. Da dove viene il talento emergente, quali sono le sue influenze musicali, qual è la casa discografica. Ovviamente qualcosa di profondo sulla sua poetica e, perché no, anche sul significato nascosto delle sue canzoni. Sono informazioni importanti, pretesti per immergersi in un mondo nuovo. E anche qui, di motivi per ascoltare Contenta Tu, il nuovo disco di Marco Castello, ce ne sono a milioni. Eppure uno più di tutti, nel parere di chi scrive, potrebbe convincervi.
Chi è Marco Castello e perché è figo ascoltarlo
Qui è vincere facile. Marco Castello è un polistrumentista siracusano dal sapore internazionale. Suona e va a cena con Erlend Øye dei Kings of Convenience, partecipando attivamente al suo progetto La Comitiva. Ha registrato il suo primo album da cantautore, Contenta Tu appunto, a Berlino con Erlend e Marcin Oz, arrivando in seguito anche nelle sale della 42 Records. Un sound lieve, in cui le tracce della canzone d’autore italiana si mescolano a un respiro più globale.
E mentre tutti giocano a calcetto / io ho pronta con il flauto The O.C. / che ti farò ascoltare a ricreazione / e allora di sicuro ti innamorerai di me / che bello quando parte la cassetta / con i dialoghi di inglese e noi / balliamo sempre con la musichetta / come deficienti in preda al panico
Un mix irresistibile di pop, funk, jazz e blues, che sfiora il ricordo di Battisti e Pino Daniele. Un vortice in cui la bellezza dei racconti quotidiani viaggia sulla musica e trova la sua universalità. L’album è difatti una narrazione di storie, tra corse in motorino, amori e notti in spiaggia a guardare le stelle, degli anni trascorsi da Castello nella sua città d’origine, Siracusa. La voce si intreccia con atmosfere soffuse e melanconiche, restituendo piccole immagini e scorci di realtà.
Contenta Tu: la profondità della leggerezza
La bellezza delle piccole cose, per dirla alla Arundhati Roy, un curriculum invidiabile e anche quella tipica scrittura cruda della musica talentuosa di questi tempi. Un po’ alla Cristiano Cavina, che parla aspro della sua dura Romagna industriale. Una copertina scattata con la go pro guidando un motorino abbandonato in fondo al mare. Insomma, l’album di Marco Castello ha davvero tutte le carte per essere accolto e amato nella scena contemporanea.
Che bello quando c’è la spesa da fare / Domani cuciniamo cose ciccione / Avà non mi incolpare / Mangiare è come scopare
Eppure c’è un elemento che lo rende ancora più notevole in questi mesi così incerti e nebbiosi: Contenta Tu è un disco perfettamente in ritardo. Pensato per vedere la luce ben prima dell’emergenza sanitaria, è un concentrato di leggerezza profonda e incisiva che scorre libera e si insinua nella grave inerzia di questi giorni. Ci riporta indietro in un tempo con differenti leggi di gravità emozionale, lasciandoci più lievi di come ci aveva trovati.
Ed è per questo che possiamo dirlo: Marco Castello è davvero la profonda leggerezza di cui abbiamo bisogno.
Perché mi fisso a fare cose che non so / senza sapere neanche dove cominciare di certo riuscirò / ma dai lo so che ci sarebbe il cane da lavare / adesso faccio qui dentro la vasca / oppure fra noi due sotto la doccia