L’essenza di Marco Mengoni in “Materia (Terra)”, traccia per traccia
Ci ha fatto ballare tutta l’estate sulle note di Ma Stasera e dopo tre anni da Atlantico è tornato sulla scena musicale con un progetto che si compone di tre diverse parti. Si parla indubbiamente di Marco Mengoni che con il nuovo lavoro torna ad analizzare le parti più essenziali della sua vita, partendo dal rapporto tra la terra, la sua, e la musica. Il percorso dei tre album racconterà tre diverse anime che però uniscono Mengoni delle origini con nuove ricerche sonore. Venerdì 3 dicembre è uscito il primo volume dal titolo Materia (Terra) per Epic Records Italy e Sony Music Italy.
Il disco contiene 11 canzoni, di cui due sono “appunti” annotati durante la realizzazione dell’album dall’artista, 13 in totale nella versione CD.
Terra è la prima parte di una trilogia e rappresenta la famiglia, le radici, le origini e l’equilibrio. Si tratta di un viaggio interiore che l’artista ha potuto maturare in questi due anni di pandemia, riflettendo e concentrandosi su sé stesso e sulla propria vita, mettendo sul foglio di carta tutte le sue sensazioni più profonde e descrivendo i diversi atteggiamenti e sentimenti fino a quando ha raggiunto un equilibrio interiore.
Tutto l’album è caratterizzato da sonorità gospel, folk, rhythm and blues, sound afroamericani e stile black. A tal proposito, per lanciare il disco il cantautore ha organizzato tre serate in uno speakeasy (come quello di Riverdale), dove la protagonista era la musica. Marco ha suonato tutto l’album con una band di nove strumenti rievocando l’atmosfera dei locali segreti dove si poteva bere alcolici e ascoltare musica dal vivo durante gli anni del proibizionismo.
Con questo lavoro Marco ha preso una direzione diversa rispetto al Mengoni a cui siamo stati abituati. Atlantico ci raccontava l’esperienza dell’artista durante i suoi viaggi in giro per il mondo, mentre adesso il viaggio è interiore e cerca di analizzare la vera essenza delle cose.
L’album si apre con Cambia un Uomo prodotta da Mace e Venerus e scritta assieme a Daniele Magro.
Tra pop, soul e gospel ci dimostra come Mengoni sia disposto a mostrarci i suoi sentimenti più interiori a discapito dei “motivetti” orecchiabili: spazio a riflessioni e a confessioni attraverso un viaggio interiore. La prima traccia ci invita quasi ad accettarsi e amarsi così come siamo “perché solo nel perdono / cambia un uomo”.
Proseguendo l’ascolto ci imbattiamo in Una Canzone Triste, che è totalmente diversa dalle aspettative: nel brano si parla di coraggio, fiducia e soprattutto speranza. Marco canta questa canzone al fine di incoraggiare gli ascoltatori a superare le delusioni e a non pensare alla tristezza che comportano alcune situazioni della vita. “Per rimediare a un’assenza, / c’è nuova vita in partenza”. Bisogna pensare ai ricordi felici, augurando nuovi inizi anche inaspettati, vivendo la quotidianità. Le parole sono accompagnate da un coro gospel e sound a tratti rhythm and blues.
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Un connubio perfetto? La presenza di Gazzelle come featuring ne “Il meno possibile”.
Le parole scorrono veloci e sincere,; si parla di una separazione che inevitabilmente comporta che i ricordi tornino in mente in momenti di nostalgia, rimpianti e quando si sfogliano le foto scattate in momenti felici. Le sensazioni di malinconia aumentano quando a cantare le strofe è la voce di Flavio che rende più realistica tutta la canzone. Il pensiero dei momenti passati, a volte, diventa un ricordo presente e vivo, tanto che sembra sia una modalità per convincersi che nulla è finito. La speranza finale è di stare lontani il meno possibile.
“Andare via non serve a niente, / ho messo una fotografia tua e mia tra quelle belle”.
Nel brano In due Minuti Marco canta rivolgendosi a sé stesso invitando a non sprecare del tempo tentando di risolvere problemi o a comprendere pensieri contorti che se fossero guardati e analizzati con una maturità diversa e con un altro punto di vista, assumerebbero un’altra forma. A volte tendiamo a rendere le cose più complicate di quello che sono e invece sarebbero sufficienti due minuti per dare il giusto valore. Il cantautore ci parla di un’altra persona alla quale fa male pensare, la nostalgia è ricorrente e ci fa cercare l’altra persona. Da una parte il pensiero farà sempre male e dall’altra invece vorrebbe dimenticare tutto per non soffrire.
“Neanche tra mille domani dimenticherei / in che parte trovarti”.
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Il secondo e ultimo feat del disco è “Mi Fiderò” ft. Madame.
La canzone parla essenzialmente di fiducia che è alla base di tutte le relazioni. A volte ci fidiamo basandoci su comportamenti minimi o equivoci come sguardi, mani e labbra che non sono concretezza. La fiducia non si basa su chimica, fisica o istinti primordiali ma piuttosto sul conoscere noi stessi e gli altri. Oggi però troppo spesso non ce ne rendiamo conto e ci abbandoniamo. La parte di Madame è un suo tocco personale, ci dice come sia meglio avere qualcosa per cui soffrire, che non si capisce, al posto di non avere nulla per cui vivere. “Mi fiderò / ma non sarò senza riserve, / temete di amare / o amare senza temere niente”.
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“Ma Stasera” ha totalizzato più di 23 milioni di streams su Spotify e l’abbiamo già consumata durante tutta l’estate.
Brano adatto per scatenarsi grazie alle sonorità elettroniche stile anni Ottanta e musica da discoteca. Ci racconta un rapporto complicato, pieno di contraddizioni, ma la cosa chiara è la voglia di riprendere in mano la propria vita per proseguire verso un futuro nuovo, conseguenza anche al periodo della pandemia. Nelle giornate estive tutto può accadere, tra corse senza meta e momenti imprevedibili, la libertà e la voglia di muoversi esplodono nel ritornello “Ma stasera corri forte / ti vedo appena e per raggiungerti, / per non lasciarti andare”.
Segue Appunto 1. 23-01-2021, una piccola registrazione di Marco al pianoforte in lontananza che canta ripetutamente per sé stesso il verso La tua Assenza, registrato al cellulare proprio il 23 gennaio scorso, inserito nel progetto per renderci partecipi del percorso complesso di Materia (Terra).
Parte poi “Proibito”, un brano che parla dei rapporti al giorno d’oggi: relazioni perlopiù complesse, anche se reali, che però troppo spesso nascono e finiscono in un attimo.
Questo rispecchia esattamente il funzionamento della nostra società caratterizzata da superficialità. Mengoni descrive questi momenti irreali vissuti come un ritratto a tempera, che si asciuga nel momento esatto in cui il pennello tocca la tela senza la possibilità di modificarlo: questo simboleggia come un rapporto di questo tipo è difficile che cambi e che possa crescere in una diversa direzione.
Altri esempi sono le piante di plastica che appunto non possono avere una vita, cambiare e progredire; o la domenica, la giornata della felicità obbligata, quella in cui tutto è perfetto rispetto agli altri giorni della settimana. Una relazione invece è fatta di scambio, rispetto e comprensione. All’interno del brano c’è anche un messaggio vocale del cantautore. L’augurio di questa canzone è quello di innamorarsi realmente e vivere una relazione autentica. “Spero che tu domani possa innamorarti”.
Appunto 2. 14-05-2021 è un’altra breve registrazione datata 14 maggio, dal tono gospel poiché si sente un coro gospel che introduce in modo perfetto il brano successivo. Questi appunti aiutano gli ascoltatori a immergersi nelle sonorità di tutto il disco.
“Luce” è introdotta da sonorità gospel e parla del rapporto tra una madre è un figlio.
Il brano è pertanto dedicato alla madre dell’artista come del resto tutto il lavoro. È stata registrata in presa diretta in studio con una band composta da 15 elementi. Attraverso questo testo Marco riconosce il merito di tante cose che ha imparato in questi anni di vita e lavoro. La madre è la sua luce e splende sempre, è il suo punto fermo che lo difende dalle paure, dalle ombre e dalle malinconie che incontra a volta. “Tu sei la mia luce / e splendi sempre dentro l’anima”.
A chiudere l’album è Un Fiore contro il Diluvio. Il fiore solo che non vince mai contro il diluvio rappresenta la forza e la resistenza nonostante la solitudine. La canzone ci invita a togliere tutte le corazze che indossiamo ogni giorno per non essere feriti o per paura di restare male, ma bisogna imparare a convivere con le proprie fragilità, cercando aiuto e dandolo quando qualcuno lo chiede. Tendiamo a far finta di non aver paura di niente o fingiamo che vada tutto bene per non mostrare i sentimenti che proviamo realmente. Queste parole chiudono l’album infondendo coraggio.
Quello di questo disco è un viaggio di un essere solitario che si sente abbandonato. Spesso non si hanno gli strumenti per aiutare chi ci sta accanto: la soluzione forse sarebbe essere meno soli. Un grande ritorno quello di Mengoni che proseguirà il suo progetto nei suoi due prossimi lavori e noi non vediamo l’ora di ascoltarli!
Recensione di Veronica Piri
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