Dopo tre anni e mezzo da Una somma di piccole cose, e dopo quasi due anni dalla pausa annunciata, esce oggi Tradizione e Tradimento, il nuovo lavoro di Niccolò Fabi. Già agli inizi di maggio il cantautore aveva spiazzato tutti annunciando a sorpresa le date di un tour sui social, e da li le aspettative sulla nuova musica hanno iniziato a decollare. C’era chi si aspettava divederlo apparire “in smoking rosa suonando in un gruppo di salsa e merengue”, come aveva prospettato lui stesso per fare chiarezza su alcune voci che avevano trasformato la sua pausa in un addio alla musica. Ma Fabi, che non aveva parlato di addii ma della conclusione di una fase, si presenta oggi in una nuova interessante veste, ma senza stravolgimento alcuno. Certo, la pausa è stata breve, direte. Ma il motivo è presto spiegato.
Il primo pensiero è stato chiudere la chitarra per un anno e fare altre cose. Ma è come se la mia vita perdesse di senso facendo finta che quella cosa non esistesse. […] Se non spingevo l’acceleratore non ero nulla. Ho dovuto contraddire il fatto di credere di aver finito, la vita ha altre stagioni.
Semplicemente, per Niccolò Fabi la musica è un modo per stare al mondo.
La via per comunicare con gli altri e per leggere la realtà, mai politico ma sempre critico. Una necessità più che una volontà, che non poteva rimanere soffocata tanto a lungo. E dato che non ha senso andare nella direzione opposta al proprio stato d’animo, è tornato prima del previsto (per fortuna, possiamo dirlo).
Ad ogni modo, siamo davanti a qualcosa di completamente nuovo nella discografia del cantautore romano. È il frutto di una ricerca imposta dalla cessazione di una fase artistica – chiusa con Una somma di piccole cose – che ha richiesto uno scavo approfondito non tanto nelle emozioni, quanto nell’individuazione di una nuova possibile identità. Il risultato è un disco che dialoga con se stesso, centrato sul movimento e in movimento esso stesso, dinamico e vivo.
Fabi stesso dice di essersi scontrato più volte, nella registrazione del disco, con la propria indole cantautorale.
Mentre questa – che rappresenta la tradizione, la certezza – lo indirizzava verso un modo caldo e analogico di pensare i suoni, dall’altro lato la ricerca del nuovo percorso – il tradimento – veicolata dall’utilizzo di strumenti elettronici, chiamava freddezza e incisività. Nella ricerca di un compromesso, il risultato non è una rivoluzione di stile, ma un cambio di mood. Significative in questi termini sono Amore con le ali, Nel blu e A prescindere da me, registrate a Ibiza con l’amica Costanza Francavilla.
Ad ogni modo non mancano brani dal sapore più classico, come i primi due singoli estratti – Io sono l’altro e Scotta – Migranti, e Tradizione e tradimento. C’è da aggiungere, che nonostante le sonorità più familiari, risulta tangibile lo spostamento del piano del discorso generale. Troviamo melodie oniriche abbinate ad un testo schietto, con un risultato di morbida confusione, che non delude la necessità di sorpresa né sottrae l’ascolto alla propria tranquillità. Una sorta di equilibrio emotivo, giostrato tra parole e veste sonora, che sfrutta a pieno la canzone come vettore di un’intenzione e un messaggio ben precisi. Insomma, i quaranta minuti dell’album sono uniformi e sostengono l’ascoltatore dall’inizio alla fine.
Tuttavia, l’eredità più ingente di Tradizione e tradimento è la grande lezione di sensibilità che ancora una volta Niccolò Fabi è riuscito a trasmetterci.
Pur volendo interpretare un momento della propria stagione artistica, egli riesce comunque a porsi come strumento d’indagine e non come singolo obiettivo da risolvere. Non c’è un grande “io” in questo disco, ma un vastissimo “noi”. La persona, l’uomo dietro la musica, non diventa mai una ragione, ma rimane sempre un pretesto. Fabi non discute mai delle differenze tra le persone, se non per dimostrare che tutti siamo uguali infondo, lui compreso. Così le conclusioni non sono mai personali, ma al contrario raccontano una verità che appartiene a tutti, nel caso di questo disco in chiave più estroversa rispetto all’intimità del precedente.
In conclusione Tradizione e tradimento è un’opera profondamente sperimentale, alla ricerca coraggiosa di un equilibrio tra “la memoria e la prospettiva”, cercando di immaginare “Quasimodo che incontra i Sigur Ròs“. Ne esce confermata una fortissima personalità autoriale, anche capace di mettersi in discussione con credibilità.
L’unica curiosità che rimane è quella di scoprire come questa novità verrà rappresentata nel tour, in partenza a fine novembre. Nel frattempo, se non volete perdervelo, dall’undici ottobre a Milano e per tutto il mese, Niccolò Fabi sarà in giro per l’Italia con gli instore. Magari non farà in tempo a rispondere a tutte vostre le domande, ma potrete sicuramente chiedergli un autografo e un abbraccio.
Ascolta qui Tradizione e Tradimento, l’ultimo album di Niccolò Fabi
Maria Giulia Zeller
Rifletto molto, parlo troppo, e mi piace scrivere. Amo la musica, l'arte, la creatività, soprattutto quando riesco a farne un collante sociale. Credo nel potere della cultura e nella bellezza delle persone. Mi piace trovare e inventare opportunità, lavorando con nuove persone che possano insegnarmi qualcosa.