Eccolo qui, alla fine, uno dei dischi più attesi dell’anno: Persona. Il nuovo lavoro di Marracash, è uscito il 31 ottobre preceduto da un hype gigantesco, frutto di un silenzio discografico durato tre anni. Con questo album, in realtà, Marra è stato in grado di andare molto più in là di un’effimera operazione discografica. Presenta un lavoro estremamente concreto e maturo, un vero e proprio kolossal con un concept di riferimento alle spalle.
Fin dal titolo del disco, infatti, si comprende il filo conduttore del progetto, ovvero il dualismo. Da questo deriva l’eterna lotta fra persona e personaggio, alla ricerca di un’identità impossibile da definire pienamente. Persona è un omaggio all’omonimo film di Ingmar Bergman, in cui veniva affrontato esattamente questo tema, lo stesso che fa da cardine all’opera, attorno a cui ruotano tutti i pezzi.
Le 15 tracce sono accompagnate ciascuna da un sottotitolo che fa riferimento ad una singola parte anatomica del corpo umano, dai denti allo stomaco, realizzando una narrazione inedita, con l’obiettivo di avvicinarsi in maniera più tangibile alla persona Fabio Rizzo e meno al personaggio Marracash.
Comincia, allora, con “Body Parts” un viaggio nell’interiorità del rapper, in cui le liriche potenti, intelligenti e affilate ci ricordano che siamo di fronte ad uno dei migliori artisti in circolazione. Gran parte dei pezzi sono prodotti da Marz, storico collaboratore di Marra, ma sono presenti anche producer del calibro di Charlie Charles, Big Fish, Dardust, Zef, Low Kidd, TY1, Demo Casanova e Rashaad Wiggins. Il sound, solido e caldo, è ricco di influenze di vario tipo, mantenendo comunque una piacevole coerenza di base che lega il tutto.
Tra i featuring sono presenti vecchi amici e nuove leve della scena musicale italiana. Tra i primi c’è Guè Pequeno, che in “Qualcosa in cui credere” riforma la coppia d’oro di “Santeria” ma con una decisa variazione rispetto a ciò a cui si era abituati. Molto più old school, con un beat costruito a partire da un sample di un coro soul. A seguire, in una sequenza micidiale.
C’è la vera chicca del progetto: “Quelli che non pensano”, versione aggiornata di “Quelli che benpensano”, storico brano del 1997 di Frankie Hi-NRG.
Viene utilizzato un vero e proprio campionamento della base, su cui Marracash fa un’amara descrizione di alcuni aspetti della società odierna, con espliciti riferimenti alla politica e ai social.
“L’ignoranza sventola come bandiera / Il sonno della ragione vota Lega”
“Vedo un obeso, anche lui Youtuba / E più si abbuffa, più la gente esulta”.
Coez prende idealmente il testimone del suo mentore Riccardo Sinigallia, presente nell’inciso pezzo originale, creando una commistione interessante capace di rimanere subito in testa. Un’ulteriore collaborazione a fuoco è quella con Massimo Pericolo, che lo stesso Marra ha dichiarato essere il suo erede. Le loro strofe in “Appartengo” sono tra le più intense ed emozionanti di Persona. Uno sguardo malinconico al passato, in cui si intrecciano dure esperienze di vita e accuse allo Stato.
“Ehi, sono un randagio ora come prima / a disagio con la polizia”
Arriva anche, assolutamente inaspettata, la citazione di un celebre brano di Ambra Angiolini, creando una collisione di mondi tanto straniante quanto funzionale.
I samples continuano ad arricchire le liriche del rapper anche in “Poco di buono”. Qui viene ripreso “Un ragazzo di strada” della storica band beat de I Corvi, donando notevoli sfumature rock al pezzo. Nei testi trovano spazio anche storie d’amore, segnate da delusioni e difficoltà, come in “Crudelia” (“Non so se è amore o manipolazione / desiderio o ossessione”) e “Bravi a cadere”, una delle canzoni più pop dell’album, che vede la collaborazione in fase di scrittura di autori affermati come Colapesce, Dimartino e Davide Petrella.
Tutti i duetti sono perfettamente cuciti attorno ai brani, senza mai risultare slegati dall’insieme. Si spazia così dall’ironia del brano “Non sono Marra” con Mahmood, in cui si gioca sulla somiglianza fisica tra i due, alla potenza di “Sport” con Luchè. Tha Supreme e Sfera Ebbasta si inseriscono alla perfezione in “Supreme”, una traccia tra le più riuscite, con la promessa di essere già una hit. Mentre la talentuosa Madame impersona l’anima di Marracash nel brano chiamato come lei, caratterizzato da un’atmosfera eterea e riflessiva, prova della continua crescita umana di entrambi (“Cerca dentro te e saprai, mi hai ferita”). “Tutto questo niente” è un’ulteriore sperimentazione per Marra, che incastra il suo flow su una base di stampo jazzistico dove spicca un sassofono, in un passaggio che ricorda molto il Kendrick Lamar di “To Pimp a Butterfly”.
Il lavoro si chiude con “Greta Thunberg”
Pezzo attualissimo nel vero senso del termine, dal momento che viene usato un sample della giovane attivista estrapolato da un discorso di solo un mese fa. Il risultato ha un forte impatto, grazie anche all’inciso killer di Cosmo, che invita a riflettere sulle colpe generazionali con un velato (ma non troppo) invito all’azione, mettendo in primo piano la necessità di preservare il pianeta prima che sia troppo tardi
“Ce la posso fare / Meglio di mio padre”
Persona è l’ennesima evoluzione di Marracash, che, dopo un periodo difficile dal punto di vita personale, si riafferma sulla scena con un disco in grado di scavare a fondo nelle sue emozioni, le sue paure, i suoi problemi.
L’arroganza tipica di molte produzioni rap è centellinata, lasciando spazio a momenti di piena consapevolezza. È percepibile, però, fra le pieghe, una voglia di rivalsa che contrasta con la cupezza, una ricerca di speranza che si fa sempre più intensa. L’autore si immerge nelle sensazioni lasciate dalle esperienze degli ultimi anni. Cerca di venire a patti con il suo personaggio, rifiutando come sempre l’omologazione per seguire un percorso del tutto personale. Questo album è la prova che si può fare un rap libero da imposizioni di mercato, in cui si possono lasciare fluire i pensieri per osservare con maggiore chiarezza cosa comporta oggi la popolarità e il suo legame con l’immagine che le persone attribuiscono arbitrariamente.
Le liriche di Marra sono più personali che mai. Allo stesso tempo permettono una forte immedesimazione, con l’utilizzo di immagini universali, vicine a tutti gli ascoltatori. Forse Fabio non riuscirà mai del tutto a vincere su Marracash. Sicuramente non perderà mai la fame artistica che lo spinge a fare sempre meglio, perché la musica è un veicolo terapeutico potentissimo per esprimere i meandri della propria personalità.
A cura di Filippo Duò
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