Tra i colpi di coda dell’anno assurdo che ci siamo lasciati da poco alle spalle è arrivato l’ultimo disco di Godblesscomputers, nome ormai consolidato dell’ambiente IDM, anche se assegnarlo unicamente a questa classificazione è riduttivo e quasi poco rispettoso.
Anticipato dal singolo “Fire in the Jungle”, The Island (La Tempesta International) arriva tre anni dopo “Solchi”. È stato il prodotto di una lunga gestazione, come dichiarato dallo stesso Lorenzo Nada che, nel mentre, ha trovato anche il tempo per dare alla luce il suo side project “Koralle”.
Tornando a Godblesscomputers, potremmo azzardare che The Island sia il disco della maturità, ma non credo sia la definizione più adatta. Tutti i dischi di Lorenzo hanno una certa caratura, nessuno è meno dell’altro.
In quest’ultimo si percepisce un utilizzo – se possibile – ancora più ponderato del suo bagaglio di sonorità.
Il lavoro di Godblesscomputers è sempre meticoloso, di una raffinatezza che lo eleva ad un altro livello. I trascorsi nell’hip-hop, nella dub e nei club berlinesi non vengono soffocati, anzi, sono mutati e valorizzati nell’amalgama di un percorso dalle mille influenze e sfumature (jazz, deep house, ambient, fusion). Un po’ come un albero pregiato che ogni anno aggiunge un anello al suo tronco, acquistando sempre più valore.
The Island è trasporto puro, libera interpretazione, a partire dalla copertina stessa, che suggerisce uno scenario diverso a seconda dell’angolazione da cui la si osserva. L’artwork è stato curato dallo stesso Nada e da Guido Garotti.
Le otto tracce hanno titoli semplici, quasi a non voler distrarre l’ascoltatore da fronzoli, nomenclature o immagini che vadano oltre la musica stessa e disturbino il suo cullare tra le onde. Il sound di Godblesscomputers è ormai riconoscibile all’orecchio di chi già lo segue dai primi lavori. Nonostante ciò riesce a regalare novità e sorpresa pur mantenendo le sue radici. Impossibile non individuare attraverso uno dei suoi suoni celebri, il respiro femminile, una sorta di marchio di fabbrica o, ancora meglio, un “tag”, come direbbe un writer, per restare in contesti più affini a Lorenzo.
Un’evoluzione testimoniata anche dall’attenta scelta dei featuring coinvolti
Troviamo la voce di Jennifer dei Technoir in “Pacific” (unico pezzo non strumentale dell’intero lavoro). C’è Glenn Astro e Montoya che hanno partecipato alle produzioni in “Rocks” ed “Echoes”, Pasquale Mirra e il suo vibrafono in “Lions”. Infine ci sono le basse frequenze di Giulio Abatangelo, già presente nel progetto precedente.
Le tracce sono i punti cardinali, le costellazioni che ci guidano per raggiungere la porzione di terra ferma creata dall’autore. Egli intende non solo farci approdare in un posto sconosciuto da scoprire, ma farci anche assaporare il percorso indicato per raggiungerlo attraverso un viaggio immaginario o reale che sia, come del resto l’isola stessa.
Godblesscomputers riesce sempre a proporre lavori eleganti e di qualità pur collocandosi in un ambiente “di nicchia”. Grazie anche a questo, riesce a trovare sfogo anche nel mercato internazionale, dove la sua ricerca viene particolarmente apprezzata.
Quasi scontato segnalare che Nada stesso si è occupato dell’intera scrittura e produzione del disco, mixato poi da Diego Faggiani al Menounolab Studio di Bologna.