“Respiro” di Maurizio Carucci: il viaggio introspettivo che tutti dovremmo fare
Giornate di corsa, momenti non goduti e pensieri che non trovano ordine. La vita ci passa davanti giorno dopo giorno e non riusciamo ad accorgercene. Istanti che durano giorni e momenti che durano secondi. A volte ci dimentichiamo di sederci per un istante, respirare e capire quale peso bisogna dare alle cose. Molte volte pensiamo troppo a cose futili e dimentichiamo cosa è importante per noi, chi davvero può fare la differenza. Maurizio Carucci degli Ex Otago ha capito l’importanza di fermarsi senza pensare a nulla, senza avere degli obiettivi e ce lo ha raccontato nel suo primo disco da solista. Si chiama Respiro ed è uscito per Capitol Records Italy/Universal Music lo scorso 1 aprile.
Il progetto di Carucci parte dal suo podcast personale Vado a trovare mio padre – vita, sogno, viaggio. Questo narra di una biciclettata dal Piemonte alla Puglia alla ricerca delle sue origini. Un progetto introspettivo e tenero che ha dato vita un lavoro intimo in cui l’artista si è spogliato delle sue più personali vesti.
Il disco ha diverse sonorità – come lui stesso ha confermato – che spaziano dal pop al cantautorato. Per chi ha masticato gli Ex Otago in questi anni – musicalmente parlando – noterà come questo disco rappresenti appieno il gusto e le potenzialità artistiche di Carucci. Dice:
“In questo album ho scritto tutto, senza limiti, senza paure. Respiro è una possibilità, uno spazio vuoto, un deserto per ridisegnare il paesaggio intorno a noi, le nostre priorità i nostri sogni”.
Cercare di non dimenticare la bellezza dei piccoli gesti…
Undici brani che raccontano diverse tonalità di colore all’interno di un mosaico allineato alla perfezione. Il brano di lancio è Fauno, una canzone che miscela l’elettronica ai suoni e alle parole della sua adorata terra.
Non so stare senza mare / E le montagne / I due estremi del mio essere /Un po’ uomo, un po’ animale
… e la bellezza della semplicità
Il viaggio di Carucci parte con il brano Metà mattina che funge da intro al progetto. Un brano che parla di semplicità, soprattutto quella sentimentale. Più volte dimentichiamo quanto sia semplice e puro dire “ti voglio bene”, tre parole che in tutta la loro banalità fanno sempre la differenza. Possibilmente da dire a metà mattina (per l’appunto), come quando eravamo piccoli.
Sarebbe bello esser più liberi / Come bambini con i palloncini / E dissi a bassa voce: “Ti voglio bene”
La semplicità delle parole e dei gesti non ci fanno dimenticare le problematiche e le ansie che ci circondano. A volte ci sentiamo invincibili e pronti a sfidare tutto e tutti, quando alla fine siamo solo piccoli esseri che abitano un mondo per il quale siamo quasi inesistenti. Planisfero è un brano che mette in luce i nostri flashback quotidiani, le mille domande che ci poniamo ogni giorno cercando di trovare una risposta a esse.
Siamo una goccia, goccia in mare aperto / Come briciole nell’universo / Proprio minuscoli come formiche / Sul planisfero, no, non ci si vede / E dopo aver toccato le tue labbra / No, non еsiste neanche una parola
L’importanza delle radici
Genova anni 90 – invece – è un brano – come si evince dal titolo – che porta alla luce ricordi. Gli anni Novanta è una decade di cui tutti abbiamo nostalgia. Molti di noi in quegli anni non avevamo sviluppato la capacità di ricordare uno o più eventi, eppure li sentiamo nostri. Collegata a questa c’è il brano Origini, una danza ritmata con sonorità elettroniche che racconta l’importanza delle radici.
Alla fine sono andato via di qua per sempre / Anche se il posto in cui son nato è per sempre
I ricordi non sono solo soggetto di nostalgia e malinconia, ma sono la base per farci capire cosa in realtà stiamo cercando. Mi spiego meglio, alla luce di quanto appreso e vissuto in passato, ci rendiamo sempre più conto che ciò che ci lascia il segno sono – per la maggiore – eventi che ci hanno segnato negativamente. Usare come punto di forza la nostalgia è la marcia di avvio per il futuro che speriamo di desiderare. Ritorno al passato è un brano amarcord che non solo ci ricorda i tempi privi di ansie e paure, ma ci fa venir voglia di futuro, quello bello che abbiamo tanto desiderato.
Scusami se / Questa vita non mi piace / Io me ne vado, vieni con me / Ritorniamo nel passato
La paura di essere felici
Sto bene e Paura sono brani opposti dal punto di vista concettuale. Nel primo si vede come il protagonista fa i conti con la propria felicità. Se la gode, se la vive appieno perché chissà un giorno questa potrà finire. Paura – invece – è un brano dance che gioca sui timori dell’uomo e su come questi – seppur ci spaventano – ci tengono in vita e ci danno la scossa per andare avanti.
Del buio, del vuoto, della povertà / Di perdere l’equilibrio / Di rompere il preservativo, ahi (E adesso?) / Abbiamo sempre paura
Il dolce suono delle cicale in estate unito a un malinconico pianoforte, aprono l’ultimo vagone del viaggio introspettivo di Carucci. Uniti è il brano più intimo di tutto il disco che mette in luce l’importanza di condividere un qualcosa con le persone che rendono speciale alcuni nostri momenti di vita.
Siamo storie che viaggiano a piedi / Che si lascian trasportare dal vento
Maurizio Carucci ha aperto il suo diario personale con noi. Ci ha raccontato momenti di vita, i suoi momenti di serenità e quelli di ansia. Quando si narrano vicende personali c’è il rischio di cadere, di perdersi e di non farsi capire da chi ti ascolta. Carucci – invece – si è mosso con il piede giusto facendoci capire che fermarsi e respirare ci fa bene.
Lucrezia Costantino
Sono una scettica nata e cresciuta in Puglia, milanese d'adozione. Nella mia borsa non mancano mai gli auricolari e le chewing gum. Amo il cinema, i tramonti al mare e i dolci.