Sacrosanto dei Gomma è la dimostrazione che “Punk is not ded”
Da un po’ di tempo viviamo anni musicalmente interessanti ma anche un po’ particolari. Il nuovo “melting pot musicale” che stiamo vivendo rende sempre più labili i confini tra un genere e l’altro, perciò non ci permettere di classificare precisamente un album o una canzone. Sia chiaro, la contaminazione di generi esiste da sempre, solo che, negli ultimi tempi, ha radicalmente rivoluzionato la scena musicale per cui sembra che ogni band o cantante faccia un genere a se stante. In questo clima, però, costituisce una piacevole eccezione l’ultimo album dei Gomma, Sacrosanto, uscito lo scorso 25 Gennaio per V4V-Records / Peermusic.
Ascolta qui il “Sacrosanto” secondo album dei Gomma
Se dovessi descrivere questo album in poche parole, lo definirei in primis “musicalmente rassicurante”. Si, perché i Gomma fanno del vero punk, alla vecchia maniera e, se non fosse che Ilaria canta in italiano, penserei che siano una band direttamente uscita dall’epoca d’oro del punk inglese. Sacrosanto è un album vintage. La chitarra è la vera protagonista della scena, senza fronzoli e suoni artificiali a cui ci siamo abituati troppo negli ultimi tempi. L’album, come già suggerito dal titolo e dalla copertina, in cui appare una ragazza con la faccia coperta da una t-shirt bianca che sembra una specie di fantasma luminoso che fa luce nel buio del bosco, è permeato da un senso di angoscia, di inquietudine, sacralità ed oserei dire di morte.
La prima canzone dell’album, infatti, si intitola Fantasmi e fa riferimento alla morte nel passaggio in cui dice “da quando ho i polsi aperti mi sa che non mi senti”. Ma il brano è prima di tutto un riferimento alla solitudine, al mondo chiuso che ci creiamo e in cui viviamo tutti, dell’essere invisibili al prossimo e non riuscire quindi a creare legami.
“In questa casa c’è un piano di sopra dove abita gente che non sa di noi del piano di sotto Io l’ho scoperto e sono rimasta zitta non lo dirò a nessuno è una promessa”.
Fantasmi, insieme a Verme e Tamburo, è uno dei tre singoli che hanno anticipato l’uscita di Sacrosanto, a due anni di distanza dal loro primo album, Toska. Verme è un brano in cui la condizione umana viene paragonata a quella del verme, senza, però, accezioni negative. Siamo esseri che vivono tra debolezze e sensi di colpa ma, come dichiarato dalla band “siamo noi a decidere se indossare le sentenze di cui siamo vittime o rimanere nudi, come vermi”.
Guarda qui il videoclip di “Verme”
Anche il videoclip di Verme ha una vera attitudine punk. In un mondo in cui vengono realizzati cortometraggi che spesso distolgono l’attenzione dalla canzone, fare un video in cui una band si esibisce su un palco, facendo dunque la cosa più comune al mondo per chi fa musica, assume un ruolo di rottura con l’ambiente musicale contemporaneo, soprattutto con quello indie.
Tamburo, invece, è una dedica ad una rugbista della loro città (Caserta) venuta a mancare sei anni fa.
“Farò di te un tamburo per battere più forte nelle tempie, così ricorderò”.
Dal punto di vista del sound, la canzone che più si distingue è Quarto Piano, il cui inizio è un chitarra e voce delicato che però non perde la sua attitudine punk. La chitarra accompagna e mette in pratica la lentezza citata dal testo “per tornare al quarto piano e non finire senza fiato e senza fretta di arrivare”. Il brano, inoltre, è un omaggio ad un momento del libro Ninna Nanna di Chuck Palaniuk.
Insomma, sembra proprio che un certo punk italiano esista ancora e che, grazie ai Gomma, possa durare ancora a lungo.
Foto in Copertina di Giulia Razzauti