Nella musica, come nel marketing, si parla spesso di hype: attesa quasi spasmodica,meme, febbre, soddisfacimento del desiderio eccetera. Ho capito cosa è l’hype dopo l’uscita di 7 Miliardi, primo singolo di Massimo Pericolo, all’inizio di quest’anno. Era palpabile quanto questo ragazzo, perché sarebbe sbagliato parlare di personaggio, stesse costruendo intorno a sé un castello di attese.
In un momento in cui nessuno ha davvero tempo di scoprire le novità, tutti gli occhi erano improvvisamente puntati su di lui.
Massimo Pericolo, al secolo Alessandro Vannetti, è della zona di Varese, nato negli anni ’90 e con troppa storia sulle spalle per avere la sua età (va in carcere nel 2014 e nelle sue canzoni ne parla quasi sempre “mi sono fatto due anni/ tu ti sei fatto due grammi”).
Massimo Pericolo diventa, in pochissimo tempo, la promessa da mantenere del rap game italiano. Tra scrosci di applausi e lodi da parte di qualsiasi testata e dei colleghi. Così, in questo clima in cui Salmo dice di puntare un riflettore sul ragazzo e Crookers gli fa le basi, ad aprile esce l’album, Scialla Semper, più atteso del 2019.
Ascolta qui l’album d’esordio di Massimo Pericolo
“Scialla Semper” è composto da otto tracce, in cui risaltano i feat con Generic Animal su Sabbie d’oro e Ugo Borghetti su Ansia, ma soprattutto è caratterizzato da un’urgenza espressiva che raramente abbiamo sentito negli ultimi anni (forse da paragonarsi solo a Speranza).
L’assurda calamita che tiene incollati a questo album e che ne fa diventare quasi ipnotizzati è, di fatti, proprio questo bisogno di dire, questa necessità vitale di fare un rap che a volte è truce e a volte accarezza, questo mezzo comunicativo che non sentivamo così puro forse dal primo Fabri Fibra e che racconta una verità spiazzante, dolorosa ma che, e questa è la grande differenza con molti dei suoi colleghi oggi, Massimo ha vissuto.
L’hype creatosi intorno a questo fulmine a ciel sereno è intrinseco nell’album stesso, proprio per il crudo realismo con cui viene trattata dalla materia più semplice a quella più complicata.
Scialla Semper (che, per inciso, è il nome della retata antidroga che portò all’arresto del rapper) si comporta esattamente come noi non ci comporteremmo mai. Non indora la pillola né addolcisce il boccone amaro, ma ci pone davanti ad un racconto senza mezzi termini:
“È l’estate più fredda della mia vita/Quattro mesi di carcere senza figa/E ho visto uomini piangere tutti in fila/Dopo il colloquio e l’abbraccio di una bambina/E il lunedì ci si scanna per la partita/Il prete quando torna? La posta quando arriva?/Il secondino più bravo è quello che grida/Ero impazzito del tutto quand’è finita.”
Scialla Semper è già un classico, una sorta di momento di catarsi per la scena.
In questo momento in cui la scena rap si stava riversando su sé stessa e sulla trap, sembra consacrare l’inizio di una nuova era che sa di passato ma che ci catapulta in un nuovo futuro per il rap.
Quello che lascia attoniti di Massimo Pericolo è anche, sicuramente, l’immagine che lui stesso dà di sé, enfatizzata in maniera importante dal video del suo singolo 7 Miliardi, in cui l’immaginario urban viene spogliato da ogni abbellimento e lascia fissi a guardare uno schermo in cui la protagonista indiscussa è la violenza, che si nasconde ma resta presente. Il modo in cui Massimo Pericolo non si interessa di ciò che sarebbe giusto mostrare e di ciò che non lo è può quasi essere considerato un biglietto da visita. La sua musica, la sua immagine, il suo essere non ha limiti, creativi o morali che siano; è tutto estremo, tutto a tratti scioccante.
Quello che invece non sorprende affatto è la recezione di questo progetto da parte del pubblico.
Quando nascono nuove divinità è normale restare a fissarle, volere essere presenti durante la loro crescita. Massimo Pericolo, sin dal primo singolo, ha avuto la capacità di richiamare a sé sia i ragazzini affacciati al mondo della trap, sia i vecchi fan di quel rap che denunciava un disagio sociale e che non si limitava a parlare di stereotipi. Non solo però, perché anche quelli che al rap guardavano con diffidenza non hanno potuto che avvicinarsi incuriositi.
E così al release dell’album al corner Home festival in Tortona durante la design week, nemmeno la pioggia è riuscita a fermare la folla che si accalcava a guardare, ed ascoltare, la performance live. Quello a cui stiamo assistendo è l’inizio di un percorso che senza grandi dubbi porterà Massimo Pericolo ad essere accettato a pieni voti nell’olimpo del rap. Ma soprattutto, questa rinascita del rap, quasi fosse una fenice dalle proprie ceneri, questo ritorno alle origini, questo cantato quasi urlato, sono come una sorta di “bentornato a casa” rivolto a quegli ascoltatori che non riuscivano più a riconoscersi nel genere e un “benvenuto” a tutti quelli che, grazie a lui, lo scopriranno, iniziando dal suo concerto al Mi AMI 2019.
Non si parla di scommesse, non si parla più di hype. Tutte le carte sono già sul tavolo e quella che sta giocando Massimo Pericolo è una partita già vinta. Non ci sono parole da aggiungere quando un progetto parla per sé.
Mariarita Colicchio
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[…] necessità espressiva, con buona pace delle featuring più strategiche quali Guè Pequeno, Tedua e Massimo Pericolo. Non mettiamo in dubbio l’interesse artistico che li ha portati a prestare voce per questo album, […]