Con testacoda alle quattro del mattino: recensione di “cani e chiodi”
Una raffica di EP a caratterizzare gli ultimi 18 mesi di Lorenzo, comasco classe ’94 che attraverso il moniker testacoda arriva a pubblicare “cani e chiodi“, terzo extended play della sua carriera, per la label Digitale 2000.
Cani e chiodi perché io sono i cani e lei è i chiodi nelle polpette al parco lasciati apposta da qualche infame sadico e io chiaramente ci casco sempre.
I cani, è noto, sono animali fiduciosi, ed attorno alla riflessione esposta poc’anzi ruota il concept di queste cinque tracce. 12 minuti e 46 secondi di ascolto intimo, precario ma al tempo stesso evocativo e quasi cosmico. Le tessiture sonore confezionate da testacoda hanno caratteristiche vagamente ossimoriche. La forte matrice lo-fi si appoggia sulle spalle solide della musica digitale, dei tappeti di sintetizzatori dal sapore vapor che restituiscono coraggio ed imprevedibilità alle composizioni.
All’interno di questa fitta coltre, si riconoscono le voci di 1Dario, Slowheal, Granato e Maggio. A loro il merito di aver dato anima ed espressione ai testi dell’artista lombardo. Egli rifiuta la definizione di genere ma, di fatto, attinge alle dinamiche vocali della trap per scrivere liriche di fatto generazionali. In queste si parla di indecisione, procrastinare alla bene e meglio cercando di stare a galla in cerca di uno spiraglio di luce.
Testacoda guarda all’America e alla forte tradizione autoriale che ha il proprio mantra nell’approccio riduzionista. Sta riuscendo nel intento di impostare un proprio registro artistico dove ogni elemento sonoro ha un alto peso specifico e nulla è lasciato al caso. Il risultato è molto interessante e sicuramente merita ulteriori sviluppi, roba così in bilico da risultare solidissima è difficile da trovare.
In tale ottica di appropriarsi dei riferimenti a stelle e strisce, magari tra qualche anno ci ritroveremo soli, cuffie nelle orecchie, “con Testacoda alle quattro del mattino”.