A distanza di tre anni dal suo ultimo lavoro discografico, Michele Bravi torna con “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”. Il disco è uscito venerdì 12 aprile per EMI Records/Universal Music Group. I brani verranno portati sui palchi teatrali questo mese, con gli spettacoli di “Anteprima a teatro”, a Milano al Teatro dal Verme e a Roma, all’Auditorium Parco della Musica.
Dopo un lungo percorso interiore alla ricerca di nuovi spunti, aiutato dal libro “La via dell’artista” di Julia Cameron, Michele si è cimentato in diverse sfide ed esperienze che lo hanno portato a scrivere nuovi brani e a riscoprirsi.
Da qui nasce il suo ultimo lavoro; se prima lui vedeva i suoi brani come un modo per cristallizzare la vita, qui egli si affida al magico potere della metafora come nuova modalità per dare un nome alle cose.
Fortemente rappresentativa la cover, realizzata dal pittore Mauro Balletti. Presenta l’immagine di un letto sfatto in cui lo stesso artista, seminudo, abbraccia un cane e al di sotto si intravedono delle gambe.
La copertina ha lo scopo di evidenziare il lato inquietante di ciò che il fruitore andrà ad ascoltare nelle diverse tracce dell’opera. L’estetica viene impreziosita ulteriormente dalla creatività di Antonio Marras, il quale, occupandosi del livello sartoriale del disco, ha contribuito a dargli maggiore profondità e spessore.
Anticipato dai singoli “Odio”, “Per me sei importante” e “Malumore francese”, i restanti brani che lo compongono si fondono insieme in un concept album ispirato alle opere del neurologo Oliver Sacks. Attraverso diverse indagini sulle alterazioni del sé ed esplorando la profondità dell’esperienza, egli arriva a considerare che l’individuo necessita di un racconto interiore continuo come unico mezzo in grado di conservare la propria identità.
Diversi i richiami tra arte/scienza e tra musica/ psicologia, al punto che l’artista, ispirandosi a queste idee, ci costruisce intorno un disco che intende celebrare la natura melodica della vita, in un viaggio incessante tra immaginazione e identità personale.
“Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi” rappresenta un viaggio emotivo attraverso le diverse metafore della vita e del mondo interiore di ciascun individuo.
Al centro emergono temi per lui fondamentali come il corpo, il desiderio, la sensualità, l’intimità, il possesso, l’amore e il tempo. Quest’ultimo visto dall’artista come nemico da combattere per fermare ciò che si sta vivendo con la persona amata:
“Prenderei a pugni il tempo fra me e te per fermare un bacio sulla tua pelle”
Scritti in viaggio per l’Europa, tra Parigi, Londra, Amsterdam e Milano, i 13 brani vengono suddivisi in tre differenti capitoli musicali. Lo sguardo, l’immagine e l’iride, tappe esperienziali che l’uomo si trova a dover affrontare quando percepisce la realtà.
Lo sguardo è la parte più introduttiva e rappresenta quello che vorremo vedere con gli altri. I brani Viaggio nel tempo, introduzione agli strumenti e al flusso cronologico del disco e Mi sono innamorato di te, dichiarazione d’amore al suo compagno, fanno parte di questa fase di apertura.
L’immagine è la parte più carnale ed epidermica del disco, ciò che vediamo negli altri e l’impronta che gli altri ci danno di loro. Qui è presente il brano Malumore francese, in collaborazione con Carla Bruni, simbolo della decadenza della malinconia tra desiderio ed erotismo, scritto in una camera d’albergo al Grand Hotel et de Milan.
L’iride, concept finale del disco, unisce le due anime precedenti e le fonde insieme. Al centro la dipendenza dall’altro, rappresentata dai brani Infanzia negli occhi, coro confuso di concetti ed immagini, e Ti avessi conosciuto prima, regalo cantautorale scritto da Giuliano Sangiorgi, dove ci si interroga sul reale significato della parola amore.
Lui non si accontenta di realizzare un disco qualunque. Parte inizialmente con delle musiche rarefatte per poi espandersi, spaziando tra diversi generi, con uptempo martellanti nei brani centrali del disco; per poi sfruttare diversi arrangiamenti orchestrali nella sua parte conclusiva.
In questo lavoro ritroviamo un Michele Bravi decisamente più adulto, consapevole e maturo. Non un semplice album da ascoltare una volta e poi lasciarlo lì da una parte. Si tratta di un piccolo gioiello da consumare pian piano e custodire gelosamente. Tredici poesie da far venire i brividi, un racconto sull’amore in grado di far vibrare l’anima e soprattutto, il cuore.
Proprio in queste ore Michele Bravi ha pubblicato un nuovo singolo insieme a Guè dal titolo “umorismo italiano” [ascoltalo qui]. Un ponte tra diverse forme d’arte, dalla moda al cinema, mostrando come la cultura pop possa diventare veicolo di riflessione critica:
«Una parodia malinconica sulla dittatura della risata tra il macchiettismo dell’italianità e il cinema più sguaiato – riflette Michele Bravi – E se fossimo i protagonisti di un qualche film volgare con trama scontata?».