“Tutta vita” di Olly è un inno all’autenticità delle piccole cose
Uscito lo scorso 25 ottobre per Epic Records/Sony Music Italy, Tutta vita, l’ultimo album di inediti di Olly (pseudonimo di Federico Olivieri) prodotto da JVLI (Julien Boverod), ha convinto tutti, raccogliendo numerosi consensi dalla critica e, soprattutto, dal pubblico.
Il secondo album in studio dell’artista, arrivato a quasi due anni di distanza da Gira il mondo gira, è approdato da subito in cima alle classifiche, piazzandosi primo in Fimi e addirittura al quinto posto della Top albums debut global di Spotify.
Si tratta di un successo senza dubbio travolgente per un ragazzo di ventitré anni che ormai da diverso tempo ricerca il suo posto nella musica. La causa, almeno a parer mio, sta nell’estrema sincerità dell’artista; una sincerità che non traspare solo dalla sua musica, ma anche dal suo modo di porsi, sul palco, sui social e tra la gente.
La musica di Olly racconta la sua generazione; quella Generazione Z che oggi sentiamo così spesso nominare e che nutre l’estremo bisogno di sentirsi compresa.
Olly piace agli adolescenti, ma anche a tutti coloro che, tra i venti e i trent’anni, vivono la crisi di un preciso momento dell’esistenza in cui vorresti e potresti essere tutto, ma hai paura di restare bloccato, di non essere niente.
Essendo innato il bisogno dell’essere umano di riconoscersi in una storia, la musica diventa spesso propedeutica alla rappresentazione di noi stessi. Nelle canzoni che ascoltiamo – così come nei libri che leggiamo o nei film che guardiamo – cerchiamo, e speriamo di trovare, qualcosa che ci riguardi, per sentirci meno soli. Osserviamo i nostri sogni e le nostre fragilità prendere forma attraverso le parole degli altri, nelle storie di persone che non siamo noi ma che sembrano somigliarci.
Insomma, Olly piace così tanto perché ci somiglia.
Il suo album è Tutta vita perché è vita vera: è la semplicità del quotidiano, ma anche la complessità della ricerca di sé in un mondo in cui a omologarsi alla massa ci vuole un attimo, mentre è sempre più difficile conquistare uno spazio reale che sia solo nostro.
Tutta vita è un album autentico che si muove lungo il fil rouge della condivisione e nasce, esso stesso, da una condivisione: quella tra Olly e JVLI che hanno scritto assieme i brani del disco e che, sempre assieme, li porteranno in giro per l’Italia, in un tour invernale completamente sold out.
Olly spiega così la scelta del titolo:
“Tutta vita è quell’espressione che si usa quando qualcosa va storto, ma comunque ci si rialza e si va avanti; è un segno di positività, una frase che ci diciamo tra amici e che rappresenta il mio, il nostro, modo di affrontare la vita.”
Nove brani si aggiungono ai già noti A squarciagola, Devastante – certificato doppio disco di platino- e Per due come noi con Angelina Mango – disco di platino – per un totale di dodici tracce in cui Olly si allontana sempre di più dal rap per abbracciare il cantautorato. Nella sua musica si sentono, infatti, le influenze della scuola genovese e, anche e soprattutto, di Vasco (avete riconosciuto la stupenda citazione a Dillo alla luna in Scarabocchi?)
Ad aprire le danze, in tutti i sensi, ci pensa “È festa“; un’espressione usata da Olly e dai suoi amici, che rappresenta una sorta di inno nella loro quotidianità.
Il racconto prosegue poi con I cantieri del Giappone – a mio avviso il brano più bello del disco – che porta a galla alcune delle paure comuni mescolate alla sensazione di non sentirsi spesso all’altezza e ci offre una riflessione anche sulla situazione attuale del mercato musicale:
E pensarci mi fa strano. Siamo diventati saturi dando colpa ai discografici. Senza tempo per andarcene (andare via, partire). Da scrivere per indole a colorare un carcere. Siamo cresciuti in gabbia come zebre e alligatori, con le giuste spiegazioni solo dentro alle canzoni…
E ora che c’ho una laurea e un lavoro. Aspetto ancora di vivere… Sembro già più di là che di qua. E non ci sta alla mia età
Da ascoltare anche i brani “Quei ricordi là“, “Noi che” e “Scarabocchi“.
In Quei ricordi là Olly immagina un futuro fatto di leggerezza “su un’amaca sotto un baobab / Solo e fuori dai radar” dove però sarà possibile e bellissimo rievocare i ricordi di una giovinezza trascorsa a inseguire i propri sogni. Noi che è un altro brano che urla libertà, pensato apposta per essere cantato ai live. In Scarabocchi, che Olly definisce “la ninna nanna dell’album“, è invece fortissima la componente emozionale.
Il secondo feat del disco è Sopra la stessa barca con Enrico Nigiotti, in cui i due artisti cantano il proprio modo di vivere la quotidianità in questo “viaggio solo andata” che altro non è che la vita.
Tutta vita si chiude con un brano intitolato Il campione, un inno alla perseveranza e alla capacità di rialzarsi; un invito a non arrendersi anche quando la vita diventa complicata. E proprio in chiusura del brano ritroviamo quel fil rouge di condivisione delle esperienze lungo cui Olly si è mosso in tutto l’album:
Eh, siamo arrivati alla fine un’altra volta (un’altra volta ancora?) Alla fine, poi alla fine continueremo, per forza (sì, ma dopo il disco) (Già, già) questa era la nostra storia, no? Un po’ anche la vostra (grosso modo, non è proprio tutta)
Chiara Montesano
Classe 1997. Ho una laurea in Italianistica ma provo a scrivere di musica mentre sogno la sala stampa di Sanremo.