Il crash test è una prova di collisione per macchine (o veicoli in genere) in vista della loro immissione in commercio. Permette di valutare la loro stabilità e sicurezza. A tale scopo, per simulare l’impatto di un veicolo con all’interno esseri umani, vengono utilizzati dei manichini. Questi test rappresentavano, nei video delle case produttrici, dei momenti di real life terribili e crudi: molti istituti scolastici li utilizzarono come strumenti narrativi e dissuasivi. Curiosamente, la Giochi Preziosi li utilizzò come giocattoli: gli Sbullonati, questo il nome (infelice) dei modellini, potevano essere lanciati contro un muro o un ostacolo, perdendo la testa e gli arti.
Erano i primi anni 90. Nella metafora di tutta questa introduzione c’è nascosto un concetto di base di quegli anni: lanciarsi senza catene in una società che tendeva ad allentare le sue catene sociali ed emotive. Superare appunto, il crash test. Non a caso il motto degli Sbullonati era il profetico “testa dura senza paura”.
Cambiare una lettera, cambiare un concetto. Cosa succede se da crash test, si passa a crush test?
Crush è una parola inglese dai molteplici significati: come verbo significa schiacciare, frantumare. Come sostantivo è invece sinonimo di cotta, infatuazione. “I’ve got a crush on you” significa letteralmente “ho avuto una cotta per te”. Questo è anche il titolo di un classico della letteratura musicale americana, una traccia del 1930, scritta e interpretata dai fratelli Ira e George Gershwin. La voce calda di Frank Sinatra ne regalò una versione ricca di sfumature e di intime riflessioni: un mondo pieno di volti da amare ma che non hanno nessun motivo di esistere. La priorità del cuore dinnanzi a tutte le perversioni e tentazioni.
L’adolescenza (e oltre) rappresenta un età fisica. Fisica nel senso che la nostra presenza su questo pianeta diviene rumorosa, tangibile dopo il limbo dell’infanzia. Le riflessioni dell’animo, la voglia di emergere e le inevitabili congetture per/contro il mondo la rendono un calendario di giorni di inevitabile rottura. A questo luna park di up and down possiamo accostare libri, racconti e sostantivi/aggettivi.
Rotture e cotte: non vi sembra un buon titolo per un romanzo di formazione? Non è un running title che descrive abbastanza bene il sentimento di solitudine del numero primo e amori senza (o con poche) speranze?
Da questa (lunga) introduzione emergono due sostantivi che dipingono bene la fisicità, il dolore di un età di passaggio. Fisicità, qualcosa che riusciamo a sentire, toccare. Sullo sfondo, la voglia di lanciarsi nel mondo, cercando di aprire il paracadute più tardi possibile.
“Crush test” è il titolo del EP d’esordio di Idontexist.
Trovo oggettivamente sfiziosa l’idea che un nome d’arte così etereo vada a confluire in una locuzione così pesante e reale.
Angelo Ferrante ha scelto un tag estremo per l’attuale mondo musicale. Nella piramide olimpica costruita da social e proclami urlanti, la decisione (strutturata e ragionata) dell’esclusione emotiva del proprio nome d’arte fa abbastanza rumore. Non smettete di leggere: l’idea dell’artista irpino non è nuova. Di sicuro non sarà il primo, né sarà l’ultimo. Non è cambiato l’artista, né la sua arte: è cambiato lo sfondo. L’esibizione molesta di status symbol, collane, macchine e donne (siamo passati attraverso case, libri, auto, viaggi e fogli di giornale oppure i dischi, i bagni nel mare, l’umanità) ha relegato l’artista a mimo della propria caricatura, a cenere della propria fenice.
Aprirsi al mondo senza rivelarsi. È dunque questo il crush test? È una critica feroce all’esoscheletro musicale attuale? O, più romanticamente, è un tentativo di protezione egocentrico contro l’estremismo di alcune latitudini sonore?
L’intro sognante di Testing ci aiuta a comprendere. “Per essere pazienti servono altre 8 vite” è l’armatura che si alza nei confronti di un mondo che scambia il talento per fortuna, senza analizzare lo sforzo dietro una rima venuta bene, una linea melodica capace di emozionare. Essere se stessi e credere nel progetto. “Io non trovo i tasselli del puzzle”. Attraverso la metafora della vita del club, tra ragazze sognante e paradisi chimici, Angelo racconta l’attesa del successo, la chiamata verso il mainstream. La difficoltà dello stare in lista come metafora della difficoltà di emergere. È questo il crush test di Berghain (mia personalissima traccia consigliata).
La commistione tra rap e suoni elettronici (appartenenti spesso a sottolatitudini quasi techno) in un sottobosco deep trap è insanguinata da testi in cui l’ansia di vivere si muove indecisa tra sassolini di burroni pericolanti e ali sporche che conducono a eteree corsie privilegiate. Polvere ne è un esempio lampante. Avevo già parlato di questa trap triste nella recensione degli Irbis37: Idontexist alza l’asticella con suoni da serata lisergica. Un modo per acuire il senso di egocentrismo nostalgico: balliamo soli maledicendo il cielo per trovare una porta aperta che ci spinga fuori.
Madame è un crocevia importante: l’intimismo narrativo diviene più profondo, quasi da protesta. “Volevo una vita da film, di quelli francesi”. C’e il richiamo della provincia, il richiamo di sentimenti cardiaci lontani da facili razionalismi. Concetti presenti anche in Santandre: “Non passa nessuno qui a prendermi”. Le gabbie dorate che ci cullano e ci proteggono, la necessità di allungare le mani verso fonti d’acqua limpida.
Se Testing è la traccia d’esordio, sognante e nostalgica, Crashhh è la traccia di chiusura.
Stessa atmosfera sognante, il tema di un amore che sta finendo. È la traccia più “tradizionale”: il botto è legato alla sensazione che nulla possa davvero servire ad invertire il flusso della corrente.
Idontexist si nasconde in un regionale dai vetri sporchi e valigie anonime. Raccoglie sogni e note su un foglio mentre ascolta discorsi banali di ragazzi senza bandiere da conficcare nel terreno. Il suo esprimersi con suoni moderni e paure antiche si inserisce in un filone musicale i cui frutti potranno essere analizzati quando avremo i mezzi per giudicare senza preclusioni il movimento legato alla trap e al diy tecnologico. Parlare d’amore o di speranze anche mentre si balla o si spegne l’ennesima sigaretta guardando un muretto umido di periferie.
A cosa rinunciamo per vivere i nostri sogni? Cosa ci regalano e cosa tolgono alle nostre mani piene di calli emotivi? Vale la pena la sofferenza, la maschera di un ennesima voce nel mucchio? Idontexist risponde a queste domande semplicemente non rispondendo. Non finge di avere una risposta.
Crush Test rappresenta un unicum per la sincerità con cui si ammette il proprio essere un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. È un viaggio in macchina lanciati a folle velocità: non è la fretta dell’arrivare a fregarci, ma lo stupendo panorama.